mercoledì 30 gennaio 2008

Clemente l'uomo senza semi - seconda puntata

Storia di un giornale di partito e di una "bella famiglia come le altre", raccontata dal Direttore del Corriere d'Italia, Mauro Montanari

 

Il Ministro della Giustizia, Clemente Mastella e sua moglie Sandra Lonardo hanno due figli, Elio e Pellegrino.

 

Pellegrino è sposato a sua volta con Alessia Camilleri. Una bella famiglia come le altre, ma con qualcosa in più. Per sapere cosa, partiamo dal partito di Clemente che, come i più informati sanno, si chiama Udeur.  

 

 L'Udeur, in quanto partito votato dall'1,4% degli italiani adulti, ha diritto ad un giornale finanziato con denaro pubblico. Si chiama "Il Campanile", con sede a Roma, in Largo Arenula 34. Il giornale tira circa cinquemila copie, ne distribuisce 1.500, che in realtà vanno quasi sempre buttate. Lo testimoniano al collega Marco Lillo dell'Espresso, che ha fatto un'inchiesta specifica, sia un edicolante di San Lorenzo in Lucina, a due passi dal parlamento, sia un'altro nei pressi di Largo Arenula. Dice ad esempio il primo: "Da anni ne ricevo qualche copia. Non ne ho mai venduta una, vanno tutte nella spazzatura!". A che serve allora -direte voi- un giorna-le come quello? Serve soprattutto a prendere contributi per la stampa. Ogni anno Il Campanile incassa un milione e 331mila euro. E che farà di tutti quei soldi, che una persona normale non vede in una vita intera di lavoro? insisterete ancora voi. Che farà?

Anzitutto l'editore, Clemente Mastella, farà un contratto robusto con un giornalista di grido, un giornalista con le palle, uno di quelli capace di dare una direzione vigorosa al giornale, un opinionista, insomma. E così ha fatto. Un contratto da 40mila euro all'anno. Sapete con chi? Con Mastella Clemente, iscritto regolarmente all'Ordine dei Giornalisti, opinionista e anche segretario del partito. Ma è sempre lui, penserete. Che c'entra? Se è bravo. non  vogliamo mica fare discriminazioni antidemocratiche. Ma andiamo avanti.

 

 Dunque, se si vuol fare del giornalismo serio, bisognerà essere presenti dove si svolgono i fatti, nel territorio, vicini alla gente. Quindi sarà necessario spendere qualcosa per i viaggi. Infatti Il Campanile ha speso, nel 2005, 98mila euro per viaggi aerei e trasferte. Hanno volato soprattutto Sandra Lonardo Mastella, Elio Mastella e Pellegrino Mastella, nell'ordine. Tra l'altro, Elio Mastella è appassionato di voli. Era quello che fu

beccato mentre volava su un aereo di Stato al gran premio di Formula Uno di Monza, insieme al padre, Clemente Mastella, nella sua veste di amico del vicepresidente del Consiglio, Francesco Rutelli. Ed Elio Mastella, che ci faceva sull'aereo di Stato? L'esperto di pubbliche relazioni di Rutelli, quello ci faceva! Quindi, tornando al giornale. Le destinazioni. Dove andranno a fare il loro lavoro i collaboratori de Il Campanile? Gli ultimi biglietti d'aereo (con allegato soggiorno) l'editore li ha finanziati per Pellegrino Mastella e sua moglie Alessia Camilleri Mastella, che andavano a raggiungere papà e mamma a Cortina, alla festa sulla neve dell'Udeur. Siamo nell'aprile del 2006. Da allora - assicura l'editore- non ci sono più stati viaggi a

carico del giornale. Forse anche perché è cominciata la curiosità del magistrato Luigi De Magistris, sostituto procuratore della Repubblica a Catanzaro, il quale, con le inchieste Poseidon e Why Not, si avvicinava ai conti de Il Campanile.

Ve lo ricordate il magistrato De Magistris? Quello a cui il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, mandava tutti quei controlli, uno ogni settimana, fino a togliergli l'inchiesta? Ve lo ricordate? Bene, proprio lui!

 

 Infine, un giornale tanto rappresentativo deve curare la propria immagine. Infatti Il Campanile ha speso 141mila euro per rappresentanza e 22mila euro per liberalità, che vuol dire regali ai conoscenti. Gli ordini sono andati tra gli altri alla Dolciaria Serio e al Torronificio del Casale, aziende di Summonte, il paese dei cognati del ministro: Antonietta Lonardo (sorella di Alessandra) e suo marito, il deputato Udeur Pasquale Giuditta.

Ma torniamo un attimo agli spostamenti. La Porsche Cayenne (4000 di cilindrata) di proprietà di Pellegrino Mastella fa benzina per duemila euro al mese, cioè una volta e mezzo quello che guadagna un metalmeccanico. Sapete dove? Al distributore di San Giovanni di Ceppaloni, vicino a Benevento, che sta proprio dietro l'angolo della villa del Ministro, quella con il parco intorno e con la piscina a forma di cozza. E sapete a chi va il conto? Al giornale

Il Campanile, che sta a Roma. Miracoli dell'ubiquità.

 

 La prossima volta vi racconto la favola della compravendita della sede del giornale. A quanto è stata comprata dal vecchio proprietario, l'Inail, e a quanto è stata affittata all'editore, Clemente Mastella. Chi l'ha comprata, chiedete? Due giovani immobiliaristi d'assalto: Pellegrino ed Elio Mastella.

lunedì 28 gennaio 2008

Otto milioni di telecomandi

La campagna elettorale è cominciata. Era finita? E quando?
Forte della sua boria, del suo ego smisurato, dei fantomatici sondaggi sbandierati ogni tre per due, il Signore dell’Etere riparte per la sua ennesima devastante cavalcata.
Quanto costano le elezioni? Qualche milione di euro per organizzare le elezioni e pagare scrutatori, presidenti di seggio, ecc.
Nessun problema. Paghiamo noi.
Bisognerà risarcire quel migliaio deputati e senatori delle spese elettorali. E nessuno sa, ed è meglio che non sappia, di che cifra si parla.
Nessun problema. Paghiamo noi.
Quanto costano le elezioni? Nuovi incarichi a migliaia di funzionari e dirigenti pubblici, nominati dai nuovi eletti. Ovviamente liquidazione a quelli vecchi.
Nessun problema. Paghiamo noi.
La lista potrebbe continuare all’infinito. Un nuovo governo ci costa meno che mantenere Prodi al suo posto. A chi? A chi finalmente ha pagato qualche euro di tasse?
Vogliamo parlare dei tassisti? Ogni viaggio un entrata in nero. Se qualcuno chiede la ricevuta, normalmente è per metà importo. E’ stato chiesto di poter avere un migliaio di taxi in più a Roma, una città appartenente all’Europa. La risposta è stato il blocco della città. Le urla “duce, duce” all’indirizzo dell’Alemanno di turno. Tutto rimandato.
E i camionisti? Lo sciopero dei camionisti ha bloccato il paese. Chiunque avesse un furgone e veniva trovato alla guida poteva essere anche picchiato selvaggiamente. Se andava bene, le quattro gomme squarciate.
Che dire di queste dimostrazioni di civiltà? Ma non esiste la regolamentazione dello sciopero, per questi signori? Di queste caste, che cosa facciamo?
I metalmeccanici hanno combattuto anni, scioperando secondo quelle che sono le regole stabilite. Sono stati presi a pesci in faccia. Alla fine, l’elemosina. Un centinaio di euro (lordi) in busta.
Elezioni, elezioni subito. Cosi’ i partiti del centro-destra, che fino a qualche settimana fa parlavano di rinnovamento, di aria nuova, si ritrovano a prostrarsi davanti al Capo. Senza condizioni. D’altronde il Capo ha il portafogli a fisarmonica. Anche se la fedeltà dei servi costa, per lui non è un problema.
Qui meno male non paghiamo noi. Paga il Signore dell’Etere. Non sappiamo quanto e come. Ma risulta difficile credere che tanta obbedienza sia la conseguenza della sola capacità di mediazione e del suo carisma.
E la Brambilla? Che fine ha fatto? Sta a vedere che la ritroveremo nel prossimo Grande Fratello. Peccato. Mi mancheranno i suoi accavallamenti. Non certo i suoi ragionamenti.
A meno che non vorrà far parte del Popolo Dei Telecomandi. Gli Otto milioni di Telecomandi che il Signore dell’Etere vuole mandare in piazza come arma mortale contro chiunque si opponga alle elezioni e al suo ritorno al potere.
L’Italia è un grande palcoscenico. Chiunque può recitare. Qualcuno però resta sempre una comparsa.

giovedì 24 gennaio 2008

Clemente l'uomo senza semi

24 Gennaio 2008, ore 21.00. La lenta agonia del governo Prodi si conclude. Quello che una parte del popolo italiano chiedeva (la minoranza) e quello che il resto del popolo temeva (la maggioranza) è successo.
Questa fase della politica italiana è iniziata nel 2006. Sembra passata una settimana. Eppure, nei primi tre mesi di quell’anno si è compiuto quello che tecnicamente era la preparazione per un colpo di stato. Una legge elettorale studiata scientificamente, con un meccanismo che garantisce con certezza matematica l’ingovernabilità viene varata dal governo di centro-destra, con a capo Silvio Berlusconi. Questa legge elettorale viene varata con i soli voti della maggioranza di centro-destra, e sarà disconosciuta subito dopo da alcuni esponenti, che la definiranno “una porcata” (Calderoli, Lega Nord).
C’è addirittura un momento, durante lo spoglio elettorale, che dal Ministero degli Interni smettono misteriosamente di arrivare i dati relativi allo scrutinio. Quando i dati ricominciano ad arrivare, il recupero del centro-destra è prodigioso. Il distacco finale tra le due coalizioni è minimo.
In parlamento, dopo le elezioni, si presentano una pletora di partiti e partitini. Molti parlamentari sono inquisiti. Una cosa che in qualsiasi paese del mondo sarebbe uno sbarramento insormontabile ad una carica di governo locale, per il nostro paese è una cosa normale. Quasi come chi ha il compito di fare le leggi debba necessariamente ave sperimentato anche come violarle.
La maggioranza schiacciante di questi parlamentari è nel centro-destra. E non è un caso.
E pensare che a chi viene assunto in molte aziende italiane, oggi, nel 2008, molte volte viene chiesto il certificato dei carichi pendenti. C’è ancora qualcuno in questo paese che ritiene la moralità un valore e non un accessorio.
Inizia uno stillicidio di minacce, ricatti, tentativi di spallate che cercano di fare cadere il governo in carica. Romano Prodi mostra delle doti politiche fuori dal comune, tenendo assieme una maggioranza eterogenea, fatta di sinistra antagonista e liberali di destra.
Finchè il potere più forte di tutti si fa sentire, e dà il primo scossone al governo Prodi. Al Senato, dove i numeri sono sempre in bilico, arriva una telefonata al senatore Andreotti.
La votazione seguente la maggioranza non c’è più. Prodi va al Quirinale, rassegna le dimissioni.
Gli viene riaffidato l’incarico e viene varato un nuovo governo. Il programma faticosamente scritto attraverso un lavoro certosino sparisce, lasciando spazio ad una misera lista in dodici punti.
Se qualcuno avesse ancora qualche dubbio su chi tiene la maggioranza sulla graticola, basta vedere questa lista e contare le cose che non ci sono più. Non ci sono più i P.A.C.S., non c’è più il progetto di revisione della legge sulla fecondazione assistita.
C’è un esecutore. E c’è anche un mandante.
Prodi affamatore, il governo aumenta le tasse e strozza gli italiani. Gli slogan televisivi del Padrone dell’Etere contro il governo si sprecano. Le tasse ovviamente aumentano solo per chi non le paga, i lavoratori autonomi. Chi le paga da sempre, neanche se ne accorge.
Le intercettazioni telefoniche, nel frattempo, ci raccontano un mondo. Ci raccontano che tutti i politici, di destra e di sinistra hanno i loro traffici. Ma il Padrone è sempre il Padrone.
Tenta di far cadere il governo, raccomandando ad un alto dirigente Rai una soubrette, amica di un tal senatore, che avrebbe potuto a quel punto votare contro il governo. La Repubblica delle soubrette.
Il braccio armato della C.E.I. comincia a muoversi. Si richede da oltretevere l’abolizione della legge 194, che regolamenta l’aborto. Una grande conquista civile di questo paese, frutto di una lotta dilaniante nei primi anni settanta.
L’Elefantino accosta il boia alle donne che abortiscono, chiedendo la moratoria sull’aborto. Il governo Prodi ricomincia a parlare dei D.I.C.O., una versione addolcita dei vecchi P.A.C.S. Bisogna farlo cadere. Bisogna mettere in moto i meccanismi giusti.
Arriva un ometto, a sistemare le cose. Il Ministro senza semi. Un uomo che, forte dei suoi cinquecentomila voti, raccolti nel suo feudo di Ceppaloni, minaccia da due anni il governo. L’uomo dei grandi valori cristiani della famiglia, la lunga mano della Chiesa all’interno del governo.
Arriva anche il pretesto. Un magistrato lo inquisisce, assieme alla moglie. Lui si dimette.
Stasera, l’epilogo. Uno dei suoi sgherri tenta di aggredire un senatore che vota a favore del governo, rifiutando di obbedire all’ordine di scuderia di far cadere il governo.
Se ce ne fosse stato ancora bisogno, sua moglie mette la firma sotto alla vicenda. “Ce l’hanno con noi perché siamo cattolici”.
Inizia il conto alla rovescia per il ritorno del Padrone dell’Etere al potere. Niente più legge per il riassetto del settore delle Telecomunicazioni. Niente più legge sul conflitto di interessi. Niente di niente. Chi comanda comaderà. I Vespa rimarrano in televisione. I Santoro spariranno. Biagi ce lo avevano già tolto. Luttazzi pure.
L’Italia resta nel terzo mondo dei servizi, del lavoro, della scuola, dell’informazione, delle strutture sociali. Con una differenza. I Paesi del Terzo mondo hanno una speranza per crescere e diventare qualcosa di diverso.
L’Italia no.
Stiamo diventando vecchi, aspettando che le cose migliorino. La discesa è diventata inarrestabile.
Qualche cosa che non va, in un paese in cui mille euro sono l’entrata mensile della maggioranza delle famiglie italiane e contemporaneamente la cifra spesa in una sera da molte altre persone, ci dovrà pure essere.
Questa volta, il Padrone dell’Etere seguirà il consiglio del suo più fedele amico di sempre, Cesarone.
Non farà prigionieri.